
Mentre lavoravo ad un evento mi è capitato di scattare una foto a una coppia di signori di mezza età che ballava un lento. È una foto molto bella perché ho avuto la fortuna di ritrarli nel momento perfetto, sono belli i loro sorrisi e il modo in cui si tengono stretti. Ma le fotografie per loro natura non sono sempre sincere e quella rappresentazione istantanea, per quanto gioiosa, non mi svelava nulla di due estranei che ballano in pubblico in un contesto formale. Sarei tornato a casa, quindi, solo col compiacimento tecnico per aver rubato un buon momento.
Ma verso la fine della serata i due signori sono venuti a farmi una domanda e ne ho approfittato per dire che avevo scattato loro una bella fotografia, mostrandogliela. L’uomo è rimasto di stucco. Non solo non si aspettava assolutamente di essere stato ripreso, ma c’era qualcosa che ignoravo. Mi ha detto, visibilmente felice ed emozionato e senza smettere di ringraziarmi: “È incredibile, dopo 25 anni di matrimonio io e mia moglie abbiamo ballato assieme per la prima volta. La prima volta! E abbiamo una foto bellissima”.
È impossibile per noi anche solo immaginare cosa ci aspetta nel prosieguo di questo secolo che corre a velocità folle. La tecnologia cambierà mille volte ancora le nostre vite e la nostra storia su questo pianeta e un giorno non esisteranno più fotografi, non quanto meno nella forma che oggi conosciamo.
Ma questo episodio è la testimonianza di ciò che ci sarà oltre ogni strumento e che ci appartiene come specie. Se non avessi immaginato, per istinto, che forse quella foto questa volta stava dicendo la verità, non l’avrei mostrata. E la coppia di signori non avrebbe ricevuto quel regalo inatteso e non avrebbero restituito a me quella scintilla di vita, che tornando a casa ha innescato un’idea fantasiosa. Questo siamo e saremo sempre in qualunque futuro possibile, esseri fragili e sorprendenti.